In questi ottant’anni di gloria editoriale, lo struzzo totem di Einaudi ha sempre tenuto la testa ben alta, fuori dalla sabbia del qualunquismo letterario.
Quel “primo” struzzo del 1933 (ereditato dal logo della rivista «La
cultura») è stato poi ridisegnato diverse volte nel corso degli anni,
passando per le mani di Picasso e Paolini, senza mai perdere la forza
simbolica del suo motto: «Spiritus durissima coquit».
In un certo senso Einaudi rappresenta la casa editrice per eccellenza; la sede storica dell’editore torinese è stata un crocevia politico-culturale determinante per la storia culturale italiana:
impegno civile e amore per la letteratura. Dalla redazione di via
Biancamano sono passati, in veste di collaboratori, consulenti o autori
pubblicati, quasi tutti gli intellettuali più ispirati del nostro Paese.
Sotto la guida di Giulio Einaudi, dietro
le scrivanie einaudiane si sono seduti i suoi amici e “colleghi” Cesare
Pavese, Norberto Bobbio, Elio Vittorini, Italo Calvino, Felice Balbo,
Leone Ginzburg, e sua moglie, Natalia.Leggi tutto l'articolo
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