Questa carica autobiografica è la forza del suo secondo romanzo, Gli innocenti (Del Vecchio,
2014 – traduzione di Eda Ozbakay), un'opera di memoria e speranza che
quando uscì, nel 2011, gli valse, in patria, il prestigioso premio
letterario Sedat Simavi.
È un romanzo tutto sommato breve,
frammentato ma non frammentario, esattamente come l'identità nazionale e
l'ombra lunga che essa getta sull'identità personale.Due livelli temporali: il "presente" degli anni Settanta a Cambridge e l'infanzia,
a ritroso, nelle generazioni abitanti la piana a prevalenza curda di
Haymana, vicino ad Ankara (luogo natale dello stesso Sönmez). Leggi tutta la recensione
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